Confesso un mio peccato: sono circa trent’anni che compro la “Michelin”.
Chiaramente non è questo il peccato, ma il motivo per il quale procedo puntualmente all’acquisto è per verificare ogni anno le solite, talvolta assurde, assenze ingiustificate.
Oramai sfoglio le sottilissime pagine della “rossa” quasi come se fossero carte da poker, “trezziandole”, come diciamo qui a Napoli. Ogni anno ci riprovo, oramai è diventato un rito al quale sono particolarmente affezionato: “Vedrai che stavolta ci sarà, c’è…c’è…c’è…non c’è!”
Vengo al dunque, citando solo qualche esempio, poi magari saranno anche i nostri lettori a darci una mano.
Comincio con una trattoria, che mi sta particolarmente a cuore. Non è un problema solo mio, chiunque abbia varcato una sola volta nella vita la soglia del loro piccolo locale non potrebbe fare altro che innamorarsene.
Le vedete queste due arzille signore? Si chiamano Angelina e zia Assunta, cucinano da sessant’anni nella trattoria ‘e curti di Sant’Anastasia, alle pendici del Vesuvio, in una cucina che sarà grande qualcosa in più di dieci metri quadrati.
Dunque, nella guida “Michelin” c’è un simbolo denominato “Bib Gourmand”.
Riporto fedelmente: “Pasti accurati a prezzi contenuti, 30 euro circa in provincia, 35 euro in città”.
Appunto. Posso garantire che tutto coincide, eppure la nostra cara guida ignora sistematicamente, e da sempre, una delle migliori trattorie italiane, con una storia alle spalle talmente bella che sarebbe da raccontare al mondo intero.
Nonostante tutto le nostre Angelina e zia Assunta non disperano, hanno un futuro sempre più roseo che le attende. La “rossa” prima o poi arriverà anche dalle loro parti, ne sono certo.
A tal proposito ho interpellato il figlio di Angelina, Enzo, meglio conosciuto come produttore del “nucillo ‘e curti”.
“Mi confermi che nella vostra storia non siete mai stati nella guida Michelin?”
“Non lo so nemmeno, ma c’è un problema di fondo, noi siamo piccoli, molto piccoli, e non solo di statura. Loro seguono le stelle, noi stiamo nelle stalle, nel vero senso della parola, in compagnia dei nostri famosi agnelli di Sant’Anastasia. Poi non saprebbero nemmeno arrivarci qui, si perderebbero anche con l’aiuto del navigatore”.
Andiamo oltre.
Lo conoscete questo signore?
Si chiama Pierluigi Roscioli. La sua famiglia ha un’attività che con il tempo si è sdoppiata in un forno in Via dei Chiavari e a pochi metri in una salumeria con annesso ristorante gestito dal fratello Alessandro in Via dei Giubbonari, quindi in pieno centro storico a Roma, zona Campo dei Fiori.
La vetrina del ristorante è una meraviglia, fra le più belle da vedere, in assoluto, sul territorio nazionale. Tutti i prodotti migliori li troverete lì, italiani e non, dietro quell’ampia vetrata.
Bene, le loro sono fra le attività che a Roma non conoscono crisi. Il ristorante? Guai a non prenotare.
Evidentemente tutto questo non basta per la “Michelin“, non c’è traccia dei Roscioli nella loro guida, nemmeno una misera segnalazione.
Incredibile a dirsi, nonostante il pubblico che quotidianamente affolla il loro locale provenga da ogni parte del mondo. Sabato scorso ho contato sui quaranta coperti disponibili una quindicina di asiatici e dei francesi seduti proprio di fianco al nostro tavolo.
Non c’è in guida, nonostante una cucina che si faccia preferire a tante altre, anche quelle contrassegnate da stelline sulla “rossa”.
Ripeto, non c’è in guida, incredibile solo a pensarlo, nonostante le tremila etichette disponibili in cantina, con buona parte di quelle francesi, tanto care e tanto vicine ai loro parametri. Un numero enorme, roba da far rabbrividire qualsiasi grande imprenditore della ristorazione mondiale.
Voltiamo pagina.
Conoscete questo signore?
Fa le pizze. A Caiazzo. Secondo la Michelin, che pure di pizzerie si occupa, no.
La foto di Pierluigi Roscioli è di Maurizio Camagna, quella delle signore de ‘e curti è di Maurizio Cortese, quella di Franco Pepe è di Elisia Menduni, quelle di Alessandro Roscioli e dell’esterno del ristorante sono di Stefano Bonilli.
L'articolo AAA cercasi ristoranti (sulla Michelin) sembra essere il primo su Gazzetta Gastronomica.